Capitolo n° 16

Assunzione dipendente o collaborazione con partita IVA: cosa scegliere?

Puoi avvalerti del lavoro di un’altra persona scegliendo se assumere un dipendente o rivolgerti a un professionista o collaboratore con Partita IVA. Vediamo in cosa consistono le due soluzioni e quali sono i pro e i contro di ognuna.

Autore: Fatture in Cloud

 

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Per lo svolgimento delle tue attività quotidiane, oppure per realizzare un progetto particolare, potresti avere la necessità di ricorrere al lavoro di un’altra persona.
In questo caso, le strade che puoi intraprendere sono due:

  • assumere un dipendente,
  • oppure avvalerti di un collaboratore con Partita Iva.

Analizziamo entrambe le possibilità, esaminando per ognuna le peculiarità, le implicazioni normative e legali e altri aspetti da tenere in considerazione.

 

Lavoratore dipendente: come si assume e quanto costa?

In qualsiasi Impresa, alla base dell’accordo tra datore di lavoro e lavoratore c’è sempre un “contratto di lavoro”, che potremmo definire come un accordo scritto e perfezionato sulla base di un Contratto Collettivo Nazionale di riferimento e integrato, dove possibile, da successivi accordi a livello aziendale.

I contratti di lavoro di cui stiamo parlando si possono dividere, in linea di massima, in due “macrocategorie”:

  • Lavoro subordinato: in questo caso, il lavoratore si impegna a prestare il proprio lavoro alle dipendenze e sotto la direzione di un altro soggetto.
  • Lavoro parasubordinato: questa tipologia ha caratteristiche intermedie tra il “lavoro subordinato” del punto precedente e il “lavoro autonomo”, di cui parleremo dopo. Si riferisce a forme di collaborazione svolte in modo continuativo nel tempo, coordinate con la struttura organizzativa dell’imprenditore, ma senza vincolo di subordinazione.

Nel caso di “lavoro subordinato”, il lavoratore assume la definizione anche di “prestatore di lavoro subordinato” o, più comunemente, lavoratore dipendente. Se il dipendente svolge le attività sotto la direzione di un’altra persona (definito “datore di lavoro”), riceve una retribuzione, di solito a cadenza mensile, che gli viene erogata tramite un “cedolino” o, più comunemente, “busta paga”.

Alcune tra le più diffuse tipologie di contratti del lavoro subordinato sono:

  1. contratto a tempo indeterminato,
  2. contratto a tempo determinato,
  3. contratto di apprendistato,
  4. contratto a chiamata.

Conoscere la differenza tra queste forme contrattuali ti permetterà di gestire al meglio il rapporto con il lavoratore dipendente.



Come inquadrare eventuali collaboratori del nostro progetto di business?
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1. Contratto a tempo indeterminato

Questa tipologia di rapporto di lavoro non ha una scadenza temporale. Tant’è che può essere interrotto solo se e quando si verificano eventi “straordinari”, come, ad esempio, il pensionamento del dipendente, per dimissioni volontarie del lavoratore o a causa del licenziamento da parte del datore di lavoro.

Quello a tempo indeterminato può essere considerato il contratto più vantaggioso per il lavoratore, in quanto offre maggiori tutele, garanzie, sicurezza e stabilità nel corso del tempo.

2. Contratto a tempo determinato

A differenza del contratto di lavoro a tempo indeterminato, quello a tempo determinato è caratterizzato da una specifica data di scadenza predeterminata del rapporto di lavoro.

Seppure più “flessibile” rispetto a quello a tempo indeterminato, l'uso del contratto a tempo determinato presenta alcune limitazioni:

  • Ha una durata massima di 12 mesi, estendibile a 24 mesi solo in determinate situazioni e a specifiche condizioni (comprensiva di proroghe o per successione di più contratti). È opportuno verificare eventuali previsioni diverse dei contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
  • Deve rispettare specifiche dinamiche aziendali: si possono assumere, cioè, dipendenti a tempo determinato in una quantità non superiore al 20% del numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza al 1° gennaio dell'anno di assunzione. Questa previsione può essere eventualmente superata solo se previsto dai CCNL, oppure in presenza di particolari condizioni (ad esempio, in un’azienda con meno di 5 dipendenti).

3. Contratto di apprendistato

L’apprendistato è un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato che si rivolge prevalentemente ai giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, con lo scopo di garantire loro la formazione per il mercato del lavoro in cui vorranno inserirsi.

Questo contratto di lavoro non deve essere confuso con il tirocinio. Il tirocinio infatti consiste in un periodo di orientamento e di formazione svolto in un contesto e/o lavorativo che può assumere due “forme” diverse di realizzazione:

  • Tirocinio curricolare: rivolto a giovani che frequentano un percorso di istruzione o formazione, con la possibilità di integrare l’apprendimento anche tramite un’esperienza lavorativa;
  • Tirocinio extracurriculare: sempre rivolto ai giovani, ma per compiere le proprie scelte professionali esclusivamente tramite un periodo di formazione in un contesto lavorativo.

Il tirocinio non si configura come rapporto di lavoro, mentre l’apprendistato, è una vera e propria forma di contratto di lavoro subordinato con specifiche previsioni normative.

4. Contratto a chiamata

Infine, puoi prendere in considerazione il contratto a chiamata (noto anche come “contratto di lavoro discontinuo” o “intermittente”).

È caratterizzato dalla discontinuità della prestazione. Pertanto, in questo caso, il lavoratore può essere chiamato a lavorare in giorni od orari diversi, in modo non continuativo, secondo le esigenze del datore di lavoro, individuate tenendo sempre come riferimento i Contratti Collettivi di appartenenza dell’azienda.

Per conoscere ulteriori tipologie di contratto di lavoro e scegliere la forma contrattuale che meglio risponde alle esigenze della tua azienda e della figura che stai cercando, ti consigliamo di rivolgerti al tuo Consulente del Lavoro di fiducia.


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I costi di un lavoratore dipendente

Il costo complessivo di un lavoratore dipendente non è determinato solamente dalla retribuzione corrisposta su base mensile, ma anche da una serie di altri elementi, tra cui, possiamo ricordare:

  • i contributi previdenziali e assicurativi,
  • il TFR (Trattamento di Fine Rapporto),
  • la tredicesima e quattordicesima,
  • i benefit di Welfare aziendale,
  • le spese per ricerca, selezione e inserimento del personale,
  • la formazione,
  • altre spese e oneri correlati al dipendente.

Per ulteriori informazioni, ti rinviamo all’articolo del blog di Dipendenti in Cloud dedicato al costo del personale.

 

Collaborazione con partita IVA: in cosa consiste?

La collaborazione con un autonomo dotato Partita Iva può assumere la forma di prestazione d’opera quando il lavoratore, dietro corrispettivo, si impegna a compiere un’opera o un servizio tramite il suo lavoro senza essere subordinato a te, in quanto committente. L’attività di cui stiamo parlando trova il proprio fondamento giuridico nel contratto d’opera, definito dall’art. 2222 del Codice Civile.

Le principali caratteristiche di un questa tipologia di contratto sono le seguenti:

  • Non devono essere previsti vincoli d’orario durante il quale prestare la propria attività lavorativa.
  • Il collaboratore deve avere ampia libertà di scelta delle modalità con cui intende eseguire la propria prestazione esecutive.
  • Devono essere preventivamente predeterminati sia gli obiettivi da perseguire, sia il compenso da corrispondere al collaboratore.
  • Il Collaboratore, dal canto suo, deve assumersi il “rischio professionale” correlato all’attività da eseguire in favore del committente.
  • Le prestazioni professionali non devono essere “ricorrenti”, ma avere una scadenza predeterminata, eventualmente rinnovabile a determinate condizioni.

Anche se non è obbligatoria la forma scritta, ti consigliamo di sottoscrivere per iscritto un contratto di prestazione d’opera, che specifichi – come detto – sia la natura della prestazione, sia il compenso del collaboratore.

Per quanto riguarda i costi del contratto di collaborazione con partita IVA, sono perlopiù riconducibili al compenso pattuito in sede contrattuale con il collaboratore esterno, oltre ad eventuali oneri previdenziali ed assistenziali previsti per legge.

Gestione dipendenti

 

Lavoratore dipendente o collaboratore con partita IVA: quale conviene?

Il mondo del lavoro è sicuramente cambiato negli ultimi anni, anche grazie allo sviluppo e alla diffusione dello smart working e della tecnologia.

Dal punto di vista fiscale, per le aziende italiane è alcune volte più efficiente affidarsi a collaboratori con partita IVA, piuttosto che assumere del personale dipendente, a causa della pressione fiscale e previdenziale correlata al lavoro subordinato.

Sempre più aziende, nel momento in cui si stanno adoperando per cercare personale qualificato, preferiscono spesso stabilire collaborazioni con liberi professionisti dotati di Partita Iva, anziché assumere nuovi dipendenti.

D'altra parte, però, può risultare più vantaggioso assumere dipendenti dipendenti (anziché ricorrere a professionisti esterni), per sviluppare competenze interne, considerate come risorse preziose sempre a disposizione dell’imprenditore.

Inoltre, in determinate situazioni e secondo leggi vigenti tempo per tempo, se si ricorre al lavoro subordinato, si possono beneficiare di alcuni sgravi contributivi e vantaggi fiscali da non sottovalutare.

Infine, non bisogna sottovalutare nemmeno l’ipotesi che le tariffe orarie di un autonomo possano essere di gran lunga superiori rispetto al compenso orario di un lavoratore subordinato.

Una soluzione intermedia può essere avere un piccolo team interno di dipendenti, a cui affidare le attività continuative e di primaria importanza, e ricorrere a collaboratori esterni per attività secondarie e/o progetti specifici.

Dipendente o partita IVA? La decisione se sia meglio assumere un lavoratore dipendente o avvalersi dell'aiuto di un collaboratore esterno con partita IVA deve essere analizzata attentamente per capire quale delle due soluzioni è più conveniente per la tua attività. Per questo motivo, ti suggeriamo di rivolgerti a un Consulente di fiducia.

 

Siamo alla fine di questa guida sull’apertura di una Partita Iva. Ripercorriamo il percorso che abbiamo affrontato insieme:

Ora hai le informazioni essenziali per affrontare con più serenità l’apertura della Partita IVA e la gestione della tua attività.